PARTE SETTE
Contemplare Cristo
7.
«Veniamo trasformati in quella medesima immagine»
(2Cor 3,18)
2. Sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi dell’anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo.
3. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo.
5. Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. Sviluppatosi in Occidente, esso è preghiera tipicamente meditativa e corrisponde, in qualche modo, alla «preghiera del cuore» o «preghiera di Gesù» germogliata sull’humus dell’Oriente cristiano.
Un volto splendido come il sole
9. Fissare gli occhi sul volto di Cristo, riconoscerne il mistero nel cammino ordinario e doloroso della sua umanità, fino a coglierne il fulgore divino definitivamente manifestato nel Risorto glorificato alla destra del Padre, è il compito di ogni discepolo di Cristo. Contemplando questo volto ci apriamo ad accogliere il mistero della vita trinitaria, per sperimentare sempre nuovamente l’amore del Padre e godere della gioia dello Spirito Santo. Si realizza così anche per noi la parola di san Paolo:
«E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18)
Maria modello di contemplazione
10. La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di Lui già nell’Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (Lc 2,7). Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell’episodio dello smarrimento nel tempio: «Figlio, perché ci hai fatto questo?» (Lc 2,48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell’intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (Gv 2,5); altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della ‘partoriente’, giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell’Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (Gv 19,26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l’effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (At 1, 14).
I ricordi di Maria
11. Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola: «Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); «Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51). I ricordi di Gesù, impressi nel suo animo, l’hanno accompagnata in ogni circostanza, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momenti della sua vita accanto al Figlio. Sono stati quei ricordi a costituire, in certo senso, il ‘rosario’ che Ella stessa ha costantemente recitato nei giorni della sua vita terrena. Maria ripropone continuamente ai credenti i ‘misteri’ del suo Figlio, col desiderio che siano contemplati, affinché possano sprigionare tutta la loro forza salvifica. Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria.
12. Il Rosario, proprio a partire dall’esperienza di Maria, è preghiera spiccatamente contemplativa.
Ricordare Cristo con Maria
13. Gli eventi salvifici narrati nella Bibbia, che hanno il loro culmine in Cristo, non sono soltanto un ‘ieri’; sono anche l’‘oggi’ della salvezza: ciò che Dio ha compiuto secoli or sono non riguarda soltanto i testimoni diretti degli eventi, ma raggiunge con il suo dono di grazia l’uomo di ogni tempo. Ciò vale, in certo modo, anche di ogni altro devoto approccio a quegli eventi: «farne memoria», in atteggiamento di fede e di amore, significa aprirsi alla grazia che Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di vita, morte e risurrezione. Il Rosario si pone, con una sua specificità, nel variegato scenario della preghiera ‘incessante’: quale meditazione su Cristo con Maria, è contemplazione salutare. L’immergersi infatti, di mistero in mistero, nella vita del Redentore, fa sì che quanto Egli ha operato venga profondamente assimilato e plasmi l’esistenza.
Imparare Cristo da Maria
14. Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le cose che Egli ha insegnato, ma di ‘imparare Lui’. Ma quale maestra, in questo, è più esperta di Maria? Se sul versante divino è lo Spirito il Maestro interiore che ci porta alla piena verità di Cristo (Gv 14,26; 15,26; 16,13), tra gli esseri umani, nessuno meglio di Lei conosce Cristo, nessuno come la Madre può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero. Il passare con Maria attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla ‘scuola’ di Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio.
Conformarsi a Cristo con Maria
15. La spiritualità cristiana ha come suo carattere qualificante l’impegno del discepolo di conformarsi sempre più pienamente al suo Maestro:
«Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29)
L’effusione dello Spirito nel Battesimo inserisce il credente come tralcio nella vite che è Cristo, lo costituisce membro del suo mistico Corpo. A questa unità iniziale, tuttavia, deve corrispondere un cammino di assimilazione crescente a Lui, che orienti sempre più il comportamento del discepolo secondo la ‘logica’ di Cristo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5). Occorre, secondo le parole dell’Apostolo, «rivestirsi di Cristo» (Rm 13,14). Nel percorso spirituale del Rosario, basato sulla contemplazione incessante – in compagnia di Maria – del volto di Cristo, questo ideale esigente di conformazione a Lui viene perseguito attraverso la via di una frequentazione che potremmo dire ‘amicale’. Essa ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come ‘respirare’ i suoi sentimenti.
«Come due amici, vivendo frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo divenire, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili a essi, e apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto» (Beato Bartolo Longo)
Per questo processo di conformazione a Cristo, nel Rosario, noi ci affidiamo in particolare all’azione materna della Vergine Santa. Colei che di Cristo è la genitrice, mentre è essa stessa appartenente alla Chiesa quale «membro eccelso e del tutto eccezionale», è al tempo stesso la ‘Madre della Chiesa’. Come tale continuamente ‘genera’ figli al Corpo mistico del Figlio. Lo fa mediante l’intercessione, implorando per essi l’effusione inesauribile dello Spirito. Ella è l’icona perfetta della maternità della Chiesa. Il Rosario ci trasporta misticamente accanto a Maria impegnata a seguire la crescita umana di Cristo nella casa di Nazareth. Ciò le consente di educarci e di plasmarci con la medesima sollecitudine, fino a che Cristo non «sia formato» in noi pienamente.
Supplicare Cristo con Maria
16. Il Rosario è insieme meditazione e supplica. Nel Rosario Maria, santuario dello Spirito Santo (Lc 1,35), mentre è supplicata da noi, si pone per noi davanti al Padre che l’ha colmata di grazia e al Figlio nato dal suo grembo, pregando con noi e per noi.
Il Rosario, via di assimilazione del mistero
26. La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua natura a favorire la loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione, espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade. In Cristo, Dio ha assunto davvero un «cuore di carne». Egli non ha soltanto un cuore divino, ricco di misericordia e di perdono, ma anche un cuore umano, capace di tutte le vibrazioni dell’affetto. Se avessimo bisogno in proposito di una testimonianza evangelica, non sarebbe difficile trovarla nel toccante dialogo di Cristo con Pietro dopo la Risurrezione: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Per ben tre volte è posta la domanda, per ben tre volte è data la risposta: «Signore, tu lo sai che ti voglio bene» (Gv 21,15-17). Al di là dello specifico significato del brano, così importante per la missione di Pietro, a nessuno sfugge la bellezza di questa triplice ripetizione, in cui l’insistente richiesta e la relativa risposta si esprimono in termini ben noti all’esperienza universale dell’amore umano. Per comprendere il Rosario, bisogna entrare nella dinamica psicologica che è propria dell’amore. Una cosa è chiara: se la ripetizione dell’Ave Maria si rivolge direttamente a Maria, con Lei e attraverso di Lei è in definitiva a Gesù che va l’atto di amore. La ripetizione si alimenta del desiderio di una conformazione sempre più piena a Cristo, vero ‘programma’ della vita cristiana. San Paolo ha enunciato questo programma con parole infuocate: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21). E ancora: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Il Rosario ci aiuta a crescere in questa conformazione fino al traguardo della santità.
27. Che il rapporto con Cristo possa avvalersi anche dell’aiuto di un metodo non deve stupire. Dio si comunica all’uomo rispettando il modo di essere della nostra natura e i suoi ritmi vitali. Per questo la spiritualità cristiana, pur conoscendo le forme più sublimi del silenzio mistico, nel quale tutte le immagini, le parole e i gesti sono come superati dall’intensità di una unione ineffabile dell’uomo con Dio, è normalmente segnata dal coinvolgimento totale della persona, nella sua complessa realtà psico-fisica e relazionale.
Il « Padre nostro »
32. Gesù, in ciascuno dei suoi misteri, ci porta sempre al Padre, a cui Egli continuamente si rivolge. Nell’intimità del Padre Egli ci vuole introdurre, perché diciamo con Lui «Abbà! Padre» (Rm 8,15; Gal 4,6). È in rapporto al Padre che Egli ci fa fratelli suoi e fratelli tra di noi, comunicandoci lo Spirito che è suo e del Padre insieme.
Le dieci « Ave Maria »
33. La prima parte dell’Ave Maria, desunta dalle parole rivolte a Maria dall’angelo Gabriele e da sant’Elisabetta, è contemplazione adorante del mistero che si compie nella Vergine di Nazareth. Esse esprimono, per così dire, l’ammirazione del cielo e della terra e fanno, in certo senso, trapelare l’incanto di Dio stesso nel contemplare il suo capolavoro: l’incarnazione del Figlio nel grembo verginale di Maria. Il ripetersi, nel Rosario, dell’Ave Maria, ci pone sull’onda dell’incanto di Dio: è giubilo, stupore, riconoscimento del più grande miracolo della storia. Il baricentro dell’Ave Maria, quasi cerniera tra la prima e la seconda parte, è il nome di Gesù, che è anche aggancio al mistero di Cristo che si sta contemplando. È proprio dall’accento che si dà al nome di Gesù e al suo mistero che si contraddistingue una significativa e fruttuosa recita del Rosario. L’uso, praticato in alcune regioni, di dar rilievo al nome di Cristo, aggiungendovi una clausola evocatrice del mistero che si sta meditando, è lodevole: è professione di fede – applicata ai diversi momenti della vita del Redentore – e, al tempo stesso, aiuto a tener desta la meditazione, consentendo di vivere la funzione assimilante, insita nella ripetizione dell’Ave Maria, rispetto al mistero di Cristo. Ripetere il nome di Gesù – l’unico nome nel quale ci è dato di sperare salvezza (At 4,12) – intrecciato con quello della Madre Santissima, e quasi lasciando che sia Lei stessa a suggerirlo a noi, costituisce un cammino di assimilazione, che mira a farci entrare sempre più profondamente nella vita di Cristo.
Il « Gloria »
34. Nella misura in cui la meditazione del mistero è stata attenta, profonda, ravvivata – di Ave in Ave – dall’amore per Cristo e per Maria, la glorificazione trinitaria a ogni decina acquista il suo giusto tono contemplativo, come per elevare l’animo all’altezza del Paradiso.
Conclusione
38. Ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo. Attraverso di esso, la settimana del cristiano, incardinata sulla domenica, giorno della risurrezione, diventa un cammino attraverso i misteri della vita di Cristo, e questi si afferma, nella vita dei suoi discepoli, come Signore del tempo e della storia.
25. «La semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana». Sì, davvero il Rosario «batte il ritmo della vita umana», per armonizzarla col ritmo della vita divina, nella gioiosa comunione della Santa Trinità, destino e anelito della nostra esistenza.
(Papa Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae)