PARTE TRE
Riconoscere Cristo
3.
«Apparve a loro sotto altro aspetto»
(Mc 16,12)
Santa Teresa diceva: “Pregare vuol dire frequentare Dio come amico”. Ora, “l’amico dello Sposo è presente e l’ascolta”. L’essenziale nello stato di preghiera è proprio “essere presente”, intendere la presenza di un’altra persona, quella del Cristo, ma anche quella dell’uomo incontrato nel quale Cristo m’interroga. La sua voce mi viene attraverso ogni voce umana, il suo volto è molteplice: è quello del pellegrino di Emmaus, dell’ortolano di Maria Maddalena, del mio vicino di strada. Dio si è incarnato perché l’uomo contempli il suo volto attraverso ogni volto. La preghiera perfetta cerca la presenza di Cristo e la riconosce in ogni essere umano. (pp. 217-218)
L’unica immagine del Cristo è l’icona, ed esse sono innumerevoli: questo significa che ogni volto umano è anche icona di Cristo. (p. 218)
L’atteggiamento orante rivela Cristo in ogni essere umano. (p. 218)
(Pavel Evdokimov, Le età della vita spirituale)
22. Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo. (Papa Paolo VI, Gaudium et Spes)
«Discernimento spirituale è avere il coraggio di vedere nei nostri volti umani le tracce divine» (Papa Francesco)
La luce di Cristo venendo nel mondo illumina ogni uomo (Gv 1,9): anche inconsapevolmente, tutti portano la sua misteriosa traccia. (p. 103)
La cultura ascetica dell’attenzione spirituale impara l’arte inestimabile di vedere ogni essere umano come una immagine di Dio. Il monaco perfetto, dice San Nilo del Sinai, considererà, dopo Dio, tutti gli uomini come Dio stesso. Questa maniera iconografica di riguardare a ogni uomo spiega il grande ottimismo dei grandi asceti e la tonalità gioiosa, la valutazione massimalistica e autenticamente evangelica dell’uomo. (p. 164)
Si comprende allora la portata del saluto che San Serafino rivolgeva a ogni uomo che incontrava: “mia gioia!”. Egli vedeva venirgli incontro Dio stesso, leggeva il suo amore su ogni volto e gioiosamente salutava la sua presenza. (p.164)
Nella parabola del giudizio finale la sola accusa è quella di essere disattenti, insensibili alla presenza di Cristo in ogni essere sofferente, in ogni essere umano. È dunque questo riconoscimento che il Cristo attende dall’uomo. (p.259)
Un atteggiamento siffatto non è mai una ricetta, una regola, ma veramente uno stile, che struttura l’uomo dal di dentro ed esprime l’unica sete inestinguibile del Cristo. Chi sa dire ad ognuno “mia gioia” si rivolge all’uomo come luogo di Dio, e perciò la sua gioia è perfetta. L’uomo non scompare, ma si rivela più che uomo, comunione vivente, uomo-Dio. (p.259)
(Pavel Evdokimov, Le età della vita spirituale)
13. « Amami nella tua Superiora; io sono in ogni anima, in attesa che mi si ami per crescervi ».
529. « Ama le tue Sorelle come ami me, perché sono io che tu ami in loro ».
17. « Sii buona... amabile, amabile, amabile... Sono io, il tuo Gesù, che tu ami nel prossimo ».
37. « Tu ignoravi che amavi me amando teneramente i tuoi e quelli che ho posto sul tuo cammino; tu ignoravi che ero io che tu amavi in essi e che non hai voluto mai contristare ».
78. « In ciascuna anima c’è la Presenza della Santa Trinità; e in ciascuna un carattere unico che è “lei”, che Dio le ha dato creando la sua anima; ogni anima ha la sua propria bellezza, e rende gloria a Dio in una maniera unica ».
92. « Amici miei sono: la verità; la sincerità; il silenzio; l’ordine, e quel rispetto che mi scopre in tutte le creature ».
143. « Io sono vivo nel Santo Sacramento, con la Presenza reale... Io sono vivo anche, con la Presenza reale, in ogni anima in stato di grazia. Perché non adorate in spirito la mia Presenza nel prossimo? Il prossimo sono sempre io, io che vi chiedo o che vi do. La Santa Trinità sta là nella sua anima. E, se ne è cacciata col peccato, aiutate il vostro prossimo a riaccoglierla, trattandolo come se già io abitassi in lui ».
347. « Io sono nella Santa Eucaristia, sono in te e nelle tue Sorelle. Ogni volta che ti rivolgi a una delle tue Sorelle tu mi incontri di nuovo, rinnovi la tua Comunione con me ».
566. « Tu non potresti sostenere la mia vista; è per questo che io mi nascondo in volti che tu puoi guardare: volti di coloro che ti stanno attorno, volti del dovere, delle pene e delle gioie, io sono sempre nascosto nella croce ».
371. « Ogni qualvolta tu hai a che fare con il tuo prossimo, è con me che tratti; ricordatelo… ».
175. « Amare significa avere sentimenti di benevolenza che non si fermano alla creatura, ma che s’innalzano fino al Creatore ».
207. « Quando ti sembro nascosto, molto lontano, cercami nella dolcezza, dolcezza verso gli altri, verso te stessa, verso di me. Oh! Se tu sapessi quanto è dolce la Vergine Maria, e quanto io mi compiaccio tra i mansueti! Essi mi hanno rapito... Dove è la dolcezza, là è il sorriso del tuo Gesù ».
(Suor Maria della Trinità, Colloquio interiore)
155. Nella vita del popolo pellegrinante ci sono molti gesti semplici di pura adorazione, come ad esempio quando «lo sguardo del pellegrino si posa su una immagine che simboleggia la tenerezza e la vicinanza di Dio. L’amore si ferma, contempla il mistero, lo gusta in silenzio». (Papa Francesco, Gaudete et Exsultate)
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5,8)
86. Quando il cuore ama Dio e il prossimo, quando questa è la sua vera intenzione e non parole vuote, allora quel cuore è puro e può vedere Dio. San Paolo, nel suo inno alla carità, ricorda che «adesso noi vediamo come in uno specchio, in modo confuso» (1Cor 13,12), ma nella misura in cui regna veramente l’amore, diventeremo capaci di vedere «faccia a faccia». Gesù promette che quelli che hanno un cuore puro «vedranno Dio». (Papa Francesco, Gaudete et Exsultate)
49. Se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione di Cristo, dovremo saperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). (Papa Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte)
98. Quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in una notte fredda, posso reagire a partire dalla fede e dalla carità e riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità, una creatura infinitamente amata dal Padre, un fratello redento da Cristo, un’immagine di Dio.
135. Dio va sempre al di là dei nostri schemi e non teme le periferie. Egli stesso si è fatto periferia (Fil 2,6-8; Gv 1,14). Per questo, se oseremo andare nelle periferie, là lo troveremo: Lui sarà già lì. Gesù ci precede nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima ottenebrata. Lui è già lì.
(Papa Francesco, Gaudete et Exsultate)
Il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete (Gv 14,19)
Vivendo l’Evangelo nelle cose più umili della nostra vita quotidiana ci si avvicina in modo sorprendente a Gesù e agli uomini al tempo stesso. Non si tratta di “regole di vita”, spesso così disadatte alla vita reale, ma di uno “stile di vita”, di una spiritualità attenta alla misteriosa e multiforme presenza di Cristo che ci attende e che attende da noi una certa fantasia inventiva, affinché lo riconosciamo e lo seguiamo fino agli inferi, e al di là. (p. 258)
L’ascesi moderna va vista al servizio dell’umano che l’incarnazione ha assunto. (p. 61)
(Pavel Evdokimov, Le età della vita spirituale)
n. 76 – L’elemosina materiale che si fa a un povero, la si fa al Creatore dell’universo.
n. 24 – Consoliamo le sue membra, le parti del suo corpo, consoliamo tutti gli uomini, ma proprio tutti, perché di tutti ha detto: «tutto quello che [farete] a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo [farete] a me» (Mt 25,40).
(Charles de Foucauld, Pensieri)
La distanza più breve tra Dio e l’uomo passa per il prossimo. (Pavel Evdokimov, Le età della vita spirituale, p. 167)
« Aiutaci a riconoscere il tuo Volto nei nostri fratelli, e a servirti in ciascuno di essi » (Preghiera al Santo Volto)
Signore amatissimo, fa’ che io possa vederti oggi e ogni giorno nella persona dei tuoi malati, e servirti curandoli.
Se ti nascondi sotto la figura sgradevole del collerico, dello scontento, dell’arrogante, fa’ che io possa ancora riconoscerti e dire: “Gesù, quanto è dolce servirti”. Signore, dammi questa fede che vede chiaro, e allora il mio compito non sarà mai monotono, sempre la gioia zampillerà quando mi presterò ai capricci e risponderò ai desideri di tutti i poveri sofferenti...
La mia intenzione è di amarti e di servirti nella persona di ogni tuo malato.
(Santa Teresa di Calcutta)
n. 2 – Non temere il contatto degli indigeni, né quello dei loro vestiti, coperte, ecc… Non avere paura né della loro sporcizia né delle loro pulci… Soprattutto, vedere sempre Gesù in loro e, di conseguenza, trattarli non soltanto con senso di eguaglianza e di fraternità, ma anche con l’umiltà, con il rispetto, con l’amore, con la dedizione comandate da questa fede. (Charles de Foucauld, Pensieri)
«Rendergli tanto maggiore onore, quanto meno prescrivono di conferirgliene la sua condizione e la sua povertà» (Aelredo di Rievaulx, L’amicizia spirituale, p. 135)
«Non vi sia mai esitazione, sempre vi sia sollecitudine» (Aelredo di Rievaulx, L’amicizia spirituale, p. 137)
Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo (Mt 24,44)
Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo. Appena viene annunciato l’arrivo di un ospite, i monaci gli vadano incontro, manifestandogli in tutti i modi il loro amore. Nel saluto si dimostri già una profonda umiltà verso gli ospiti in arrivo o in partenza, adorando in loro, con il capo chino o il corpo prostrato a terra, lo stesso Cristo. (Regola di San Benedetto, Capitolo 53)
«Temo il Signore che passa, senza che io me ne accorga» (Sant’Agostino)
Apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna (Mc 16,12)
Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo (Lc 24,15-16)
Si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù (Gv 20,14)
Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù (Gv 21,4)
n. 22 – Non vedo
a sufficienza Gesù in ogni uomo. Non sono sufficientemente sovrannaturale con
loro.
Non sono sufficientemente dolce né sufficientemente umile, e neppure accurato
come si dovrebbe nel fare loro del bene ogni volta che potrei.
n. 51 – Avere veramente la fede nel soprannaturale che dappertutto ci fa vedere soltanto Lui, che toglie al mondo la maschera e mostra Dio in tutte le cose, questa fede che ci fa vedere tutto sotto un’altra luce: gli uomini come immagini di Dio, che bisogna amare e venerare come ritratti del Beneamato e ai quali bisogna fare tutto il bene possibile, e le altre creature come cose che devono aiutarci a procurarci il cielo, lodando Dio per esse, servendoci di esse o privandoci di esse. Purtroppo questa fede è così rara! Mio Dio, concedimela! Mio Dio, io credo, ma aumenta la mia fede!
(Charles de Foucauld, Pensieri)
30. « Io chiedo per mezzo dei desideri delle tue Superiore e delle tue Sorelle. Fa’ attenzione. Non rifiutare mai una richiesta. Ciò ti capita ancora molto spesso ».
66. « Non rifiutarti mai di fare favori. È me che tu onori e servi delicatamente; ne ho tanto bisogno ».
41. « Io ti parlo per bocca degli altri. Quantunque quello che essi dicono non sia sempre esattamente ciò che io desidero, sono sempre io che domando un atto di amore. Obbedisci a loro con lo stesso amore che a me ».
58. « Non sei ancora del tutto obbediente; al primo tocco della campanella tu non lasci tutto, spesso. Rispondi più presto alla mia voce, a me che ti aspetto, a me che ti amo da così lungo tempo ».
443. « Quando tu obbedisci alle tue Superiore, le loro imperfezioni, qualunque siano, non levano nulla alla perfezione della tua obbedienza: è sempre a me che tu obbedisci ».
70. « Forse non sarai molto amata dalle tue Sorelle e Superiore, che importa! Desidero che tu le ami ciascuna tanto quanto me, avendo per ciascuna la stessa delicatezza, le stesse premure che avresti per me ».
230. « Ciò che fate agli altri, è realmente a me che lo fate ».
236. « Un desiderio della tua Superiora, è desiderio mio ».
255. « Un desiderio della tua Sorella è un mio desiderio ».
(Suor Maria della Trinità, Colloquio interiore)